Eric Schmidt, ex-CEO di Google, si scaglia contro le blacklist dei siti web
Nel corso della Google Conference, l'Executive Chairman di Google Eric Schmidt contesta con vigore le normative che intendono oscurare alcuni siti web
di Alessandro Bordin pubblicata il 19 Maggio 2011, alle 16:02 nel canale TLC e Mobile"Starei molto, molto attento, se fossi a capo di un governo, a cercare soluzioni semplici per problemi complessi". Queste alcune delle parole pronunciate da Eric Schmidt, ex-CEO e ora Executive Chairman di Google, nel corso della Google Conference in corso in gran Bretagna, come riportato da Ars Technica. Ma va oltre: "Ok, freghiamocene dei DNS... sembra una soluzione efficace, attraente, ma potrebbe portare a un precedente davvero nefasto, visto che molti stati potrebbero usare questi strumenti per limitare le libertà, come avviene in Cina".
Cerchiamo di capire qualcosa in più. Il Digital Economy Act, attivo nel Regno Unito, permette di bloccare totalmente alcuni siti per ordine giudiziario, mentre è da poco in vigore in USA il PROTECT IP Act, che mira a saltare o regolamentare il DNS (Domain name System) per bloccare, a livello di IP, siti ritenuti dannosi. Nel mirino c'è ovviamente la lotta alla pirateria, ma permette al contempo di creare strumenti nelle mani dei governi per bloccare potenzialmente qualsiasi cosa.
Le parole di Eric Schmidt dunque cercano di portare all'attenzione del pubblico la soluzione a un problema che ritiene molto complesso, che tende a "disinfettare" la rete a priori, invece che punire chi trasgredisce a livello locale. Alcuni giornalisti hanno comunque risposto a Mr. Schmidt, facendogli notare come vi sia ben poco interesse al problema da parte di Google, che non si impegna particolarmente nella rimozione dalle liste di indicizzazione dei siti "canaglia". Una frecciata indiretta, come a dire che Google ha tutto l'interesse a non toglierli, visto il traffico potenzialmente creato.
Anche per questo Erich Schmidt ha una risposta, in cui afferma di essere in contatto continuo, da anni, con le aziende attive nel campo musicale e cinematografico, ma che il problema non è semplice da risolvere.
La situazione solleva diversi interrogativi e riflessioni, che portano a dare ragione a entrambe le linee di pensiero a seconda dei casi. Se da una parte è sicuramente vero che i siti dannosi, per molteplici aspetti, meritino di essere affrontati con i giusti mezzi, non è azzardato ritenere la soluzione del ban a monte di questo o quel sito come qualcosa di orwelliano, che può sfuggire di mano e non sempre per il bene comune. Uno strumento così potente potrebbe costituire una tentazione per qualsiasi governo, non per forza a capo di una Repubblica delle Banane o comandato da un regime autoritario.
La questione del controllo e monitoraggio del web quindi non smette di scaldare gli animi, tutti alla ricerca di una soluzione che possa mettere d'accordo tutti. Forse però in una cosa ha ragione Eric Schmidt: i legislatori spesso cercano una soluzione semplice a un problema complesso, dimenticando che fino ad oggi i veri problemi non sono stati risolti, nonostante gli sforzi.
13 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoSe passasse un provvedimento simile, sarebbe un danno enorme per le libertà di pensiero ed espressione, ma soprattutto si andrebbe a minare il concetto stesso di DEMOCRAZIA!!!
Eric Schmidt è un comunista..
Guarda che la censura è politica: come pensi che si possa parlare di censura escludendo la politica?
Credi davvero che ci siano criteri di censura non basati su scelte politiche?
Giusto per capirci, in base alle tue idee "politiche", la censura deve esserci o no?
come se la democrazia fosse mai esistita!! a me è sempre sembrato di vivere in un'oligarchia!
la mettete ovunque
La sensazione di trovare sempre tutto in stile "lampada di aladino"...tu chiedi e il p2p ti da.
imho una via giusta sarebbe di integrare delle pubblicità dentro a client p2p e ricavarne i soldi in quel modo.
Tipo youtube. Ti vedi N secondi di pubblicità in un video e dopo ti scarichi mp3, film, giochi. con la pubblicità proporzionata in secondo, alla dimensione della cosa che vuoi scaricare. Per cui per vedere un film ti devi sorbire 5 minuti di pubblicità (esattamente come accade sui canali televisivi) perchè è più grosso di un mp3
mentre per scaricare un mp3 magari la pubblicità potrebbe contenere promo di altre cose musicali...cioè pubblicità su misura
Volendo per cose più grosse si potrebbe contribuire rispondendo a dei questionari anche o dei test a crocette tipo sondaggi di mercato.
Una specie di scambio, diciamo.
un p2p legalizzato che crea business dalle pubblicità.
In questo modo la pirateria non essendo più proibizionismo non ci sarebbe più (ci sarebbe ma in maniera ridotta),anzi...le case ci guadagnerebbero un sacco.
E la gente...come la sera si vede 5 minuti di fila di pubblicità in tv...se li puà vedere al pc...(ovviamente nel frattempo uno si alza e spiccia delle faccende, tipo rifarsi il letto, farsi la barba, apparecchiare la tavola)
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