Memorie a tecnologia ottica, il RIKEN prova una nuova strada
Un nuovo metodo di autoassemblaggio di particolari molecole fotocromiche potrebbe portare ad una più semplice produzione di memorie a tecnologia ottica
di Andrea Bai pubblicata il 15 Dicembre 2014, alle 13:01 nel canale Scienza e tecnologiaUn gruppo di ricercatori dell'istituto giapponese RIKEN ha sviluppato un metoto di autoassemblaggio per la realizzazione di strutture molecolari ben ordinate che potrebbero portare alla produzione scalabile di dispositivi optoelettronici organici da usare per impieghi di storage, principalmente in forma di "memoria ottica".
Alcune ricerche antecedenti a questa hanno mostrato infatti come le molecole organiche siano in grado di mutare in maniera reversibile il loro stato in risposta a pulsazioni luminose, una qualità utile per conservare 0 e 1 digitali in forma differente rispetto a quanto avviene oggi con le cariche elettriche.
Affinché le molecole possano operare in un dispositivo optoelettronico è però necessario che siano organizzate in un solo strato, molto ordinato, vincolato ad una superficie metallica. Ed è proprio qui dove nascono i problemi: una volta unite, le proprietà ottiche delle molecole possono risultare alterate, così da rendere difficile la possibilità di disporre delle proprietà desiderate. I ricercatori del RIKEN hanno studiato quindi le interazioni tra dipoli elettrici di molecole e ioni di metalli alcalini per creare un monostrato omogeneo di molecole di diariletene su una superficie in rame.
Le molecole di diariletene utilizzate dai ricercatori sono fotocromiche, cioè possono cambiare colore in maniera reversibile quando irradiate dalla luce. Ciò che però distingue queste molecole è il fatto di avere dipoli elettrici che permette loro di autoassemblarsi sul substrato di rame mantenendo le loro proprietà fotocromiche.
"Con una collocazione omogenea e fitta di molecole su una superficie solida potremo essere in grado di sviluppare un dispositivo di memoria con una densità dalle centinaia alle migliaia di volte superiore rispetto alle tecnologie attuali. Ora vogliamo cercare di ottenere lo switching on-off in maniera controllata di singole molecole nella struttura" ha commentato Tomoko Shimizu, ricercatore che ha coordinato il progetto.
Si tratta di una ricerca ancora in fase iniziale, in uno scenario dove la competizione per lo sviluppo di tecnologie ottiche ad uso memorie è agguerritissima. Ma la promessa di una "produzione scalabile" fa sperare per un potenziale a lungo termine della tecnologia.
4 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoMa poi per scriverle si mette un fotodiodo grnde come una molecola davanti a ciascuna di esse o si usa un laser che le "mira"?
E per leggerle?
Ma poi per scriverle si mette un fotodiodo grnde come una molecola davanti a ciascuna di esse o si usa un laser che le "mira"?
E per leggerle?
per questo c'è il grafene
Ma poi per scriverle si mette un fotodiodo grnde come una molecola davanti a ciascuna di esse o si usa un laser che le "mira"?
E per leggerle?
Su quello ci stanno ancora lavorando, infatti nell'articolo c'è scritto:
Ci sono vari metodi ed approcci al problema, ma molto dipende da cose in cui nell'articolo non si parla.
Solo la parola "ottici" fa venire la pelle d'oca, pensando a quanto veloci saranno memorie di questo genere, abbinate ad un'interfaccia anch' essa ottica si eliminano i colli di bottiglia esterni (memoria-interfaccia) per poi concentrarsi su un sistema hardware (macchina-interfaccia) in grado di stargli dietro in maniera abbastanza adeguata.
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