Non-concorrenza sui dipendenti: i big della Silicon Valley patteggiano per 415 milioni di dollari
Apple, Google, Intel e Adobe si perparano a sborsare 415 milioni di dollari (complessivamente) per porre fine alla causa civile che le vede accusate di aver portato avanti una serie di accordi sottobanco per evitare di sottrarsi dipendenti a vicenda. Nel corso della giornata d ieri il giudice distrettuale Lucy Koh ha deciso che l'accordo risponde a caratteristiche di "equità, adeguatezza e ragionevolezza" nei confronti dei migliaia di ex-dipendenti delle aziende citate che si sono riuniti nella causa collettiva.
I 415 milioni sono stati messi sul piatto a gennaio, dopo che il giudice aveva cassato il precedente tentativo di patteggiamento con l'offerta di 324,5 milioni di dollari asserendo che gli impiegati danneggiati dalle misure di non-concorrenza avrebbero meritato un risarcimento più consistente. Già nel corso del mese di marzo il giudice Koh era apparsa essere incline ad apporvare l'offerta di 415 milioni di dollari.
La causa, avviata da un nutrito gruppo degli ex-dipendenti delle quattro compagnie, ha fatto luce sulla pratica di collaborare dietro le quinte per non sottrarsi impiegati a vicenda. Le vittime di questa pratica hanno osservato come questi accordi abbiano limitato la loro possibilità di crescita professionale nel settore e ostacolato i tentativi di contrattare stipendi più alti. Gli scambi di email tra i top executive delle compagnie (come il famoso botta e risposta tra Steve Jobs ed Eric Schmidt in cui il fondatore di Apple avvertì Schmidt che le risorse umane di Google avevano offerto posizioni lavorative ad alcuni dipendenti della Mela) hanno rivelato in che modo fossero portate avanti le richieste per non assumere determinati impiegati.
Quando a gennaio si iniziò a scorgere la possibilità di un patteggiamento, le compagnie hanno comunque continuato a negare di aver violato la legge o di aver tenuto una cattiva condotta. "Abbiamo deciso di patteggiare per evitare i rischi, gli oneri e le incertezze di un contenzioso" affermò allora il portavoce di Intel, Chuck Mulloy.
Delle quattro aziende, solo Adobe ha deciso di rilasciare un commento sull'accordo raggiunto: "Adobe crede fermamente che le nostre politiche di assunzione non abbiano in alcun modo diminuito la competizione tra i talenti nel mercato del lavoro. Adobe nega di aver violato qualsiasi legge o di aver agito scorrettamente. Nondimeno abbiamo deciso di patteggiare questo caso per evitare le incertezze, i costi e le distrazioni del contenzioso. Siamo lieti che il problema si sia risolto".
Sottraendo dai 415 milioni il compenso per i rappresentanti legali dei querelanti, pari a 40 milioni di dollari, il risarcimento pro-capite che sarà versato a tutti coloro i quali hanno sottoscritto la causa collettiva (oltre 64 mila persone), sarà di circa 5800 dollari.
12 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoPer aziende di quel calibro non e' praticamente niente...
415 in 4 sono nulla.
Infatti sembra che le compagnie abbiano accettato il patteggiamento per evitare una stangata da 3 miliardi di dollari.
Infatti sembra che le compagnie abbiano accettato il patteggiamento per evitare una stangata da 3 miliardi di dollari.
6000 dollari non e' nulla. I forti vincono sempre
415 milioni sono bruscolini.
vabè il Tuo è un caso differente da quello trattato nell'articolo, in questo caso se non ho capito male le grandi 4 hanno solo avuto colloqui informali dove in pratica si avvertivano se ricevevano offerte di lavoro da una delle 4 ai propri dipendenti in modo da farle ritirare, ora i 6000$ a persona in pratica è solo una paliativo per chiudere la pratica e continuare come se nulla fosse, anche perché se fosse solo limitato a quello non ci vedo nulla d strano, in altri ambiti fra grosse ditte ci sono questi accordi su personale lavorante in aree critiche in modo da non creare inutili guerre al rialzo economico e soprattutto per mantenere i propri segreti industriali
vabè il Tuo è un caso differente da quello trattato nell'articolo, in questo caso se non ho capito male le grandi 4 hanno solo avuto colloqui informali dove in pratica si avvertivano se ricevevano offerte di lavoro da una delle 4 ai propri dipendenti in modo da farle ritirare, ora i 6000$ a persona in pratica è solo una paliativo per chiudere la pratica e continuare come se nulla fosse, anche perché se fosse solo limitato a quello non ci vedo nulla d strano, in altri ambiti fra grosse ditte ci sono questi accordi su personale lavorante in aree critiche in modo da non creare inutili guerre al rialzo economico e soprattutto per mantenere i propri segreti industriali
i patti di cui parli in Italia sono legali a patto che siano conosciuti al lavoratore e che siano monetizzati: rinunci a lavorare per un competitior in una zona più o meno vasta per x anni dopo che avrai cessato il rapporto di lavoro con noi e noi ti garantiamo x euro al mese in più...e se l'ampiezza del blocco è sproporzionata alla contropartita i giudici possono (e di fatto lo fanno) dichiarare nullo il patto.
non esistono "inutili guerre al rialzo": è il mercato che decide il prezzo....se uno vale tanto è giusto che lo paghi tanto.
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